giovedì, gennaio 18, 2007

Racconti molisani - IL LUPO E LA VOLPE

Non fare mai agli altri quello che non vuoi sia fatto a te!

Una volta, un lupo affamato incontrò nel bosco una volpe con una gallina tra i denti. Subito saltò addosso alla volpe, mordendola dietro la nuca.
- Lasciami andare, compare lupo - disse la volpe piangendo.
- Sei proprio irriconoscente! Io questa gallina l'ho rubata per te; adesso stavo portandotela nella tana. - Quindi, lasciò cadere la preda, che fu presa dal lupo, e fuggì via.
Ma già pensava in mente sua: - Questo affronto lo pagherà caro.
Cosi si mise a studiare una furberia, propria di volpe astuta, con la quale vendicarsi.
Appena fu fatta notte, si recò alla tana del lupo.
- Buona sera, compare lupo - disse la volpe.
- Buona sera, comare. Perché non entri? -
- Posso stare solo un momento, sono di passaggio, mi aspetta una ricca cena.
- Un'altra gallina, comare volpe?
- Non una sola, ma venti o trenta galline, galli e capponi fatti ingrassare per il Natale. Anzi, se vuoi venire non fare cerimonie. Sarei ben lieta di essere accompagnata da tè.
II lupo fece gli occhi rossi dall'ingordigia, e accettò l'invito. Poi chiese:
- Ma dove si trova tutta questa grazia di Dio?
- In un pollaio che conosco solo io.
- E lontano?
- Non troppo. Passato il bosco si è quasi arrivati.
II lupo, conoscendo la furbizia della volte, si insospettì.
- Comare, mica sarai venuta per ingannarmi?
La volpe, per rassicurarlo, rispose con fare convincente:
- Ma caro compare, io sono sincera. E poi perché dovrei rischiare ad ingannarti? Se lo facessi tu subito mi mangeresti.
Convinto, il lupo accettò di partire insieme.
- Allora andiamo! - disse.
Appena incamminatisi, la volpe propose:
- Compare, è meglio se cammini avanti tu che sei più forte e puoi meglio aprire la strada scansando rovi e spine.
- Ma come faccio a sapere che via fare?
- Se tu vuoi,-riprese la volpe- io mi appendo alla tua coda e quando devi voltare a destra te la tiro una volta, quando devi voltare a sinistra due volte. Così fecero.
Cammina, cammina; tira la coda una volta e tirala due, oltrepassarono il bosco. E il lupo davvero non vedeva l'ora di arrivare per far finire quel supplizio.
- Comare, dov'è il pollaio?
- Siamo quasi giunti. E lì in quel vallone.
A mezzanotte arrivarono al pollaio. Trovarono un robusto cancello ad ostacolare loro l'accesso, e così entrarono per una stretta buca che passava sotto il reticolato.
La volpe passò svelta come un'anguilla ma il lupo con molta fatica, perché appena entrava in quel passaggio.
Quindi, si parò loro innanzi un gran numero di galline e capponi. Si diedero a cacciare, ma mentre la volpe ad ogni boccone andava a controllare se ancora fosse in grado di passare per la buca dalla quale erano venuti, il lupo, affamato, mangiava da scoppiare e non pareva mai sazio. Infine, per terra rimasero solo le penne, e la volpe disse:
- Ora andiamo via, compare, perché se arriva il padrone ci fa la festa - e subito uscì per la buca. Il lupo voleva seguirla, ma proprio non riusciva a far passare di lì quel suo stomaco ripieno. Così implorò:
- Comare, aiutami! Ma la volpe se la rideva.
- Comare, tirami per le zampe - e quella continuava a ridere.
Allora il lupo capì l'inganno.
- Infame traditrice, me l'hai fatta!
E la volpe rispose:
- Matto, matto, come mi trattasti così ti tratto. Ti ricordi quando mi morsicasti alla nuca per prendermi una gallina? Giurai di fartela pagare e ora ti lascio qui a schiattare - e se ne andò.
Il lupo, per l'intera notte, girò nel pollaio cercando una via d'uscita, ma tutto fu inutile, finché stanco cadde addormentato.
Al mattino, il padrone, sceso a prendere qualche uovo fresco, s'accorse della strage e andò su tutte le furie.
Allora, prese un bastone e diede a menarlo sulla testa del lupo, che a furia di botte ci restò secco.

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