martedì, gennaio 09, 2007

Niccolò Machiavelli (1469-1527) - L'uomo "traditore"

Dietro a tale realismo vi è la convinzione di Machiavelli che l'uomo è in sostanza un "traditore", un individuo che agisce, posto davanti a una decisione, per suo esclusivo tornaconto. Dunque il sovrano dovrà guardarsi le spalle da ogni collaboratore e tener conto, nelle sue decisioni, del fatto che ogni uomo agirà sempre per proprio interesse.

"Perché degli uomini si può dire questo generalmente: che siano ingrati, volubili, simulatori e dissimulatori, fuggitori dei pericoli, cupidi di guadagno; e mentre fai loro bene, sono tutti per te, ti offrono il sangue, la roba, la vita, i figliuoli, come di sopra dissi, quando il bisogno è discosto; ma quando ti si apressa, si rivoltano." (N. Machiavelli, Il Principe).

E così naturale che se il bene comune è l'interesse principale del buon governo (e il bene è la stabilità del "regno"), il bene può essere perseguito anche utilizzando mezzi non troppo benevoli. Così il governante ideale deve saper approfittare, se necessario, delle circostanze anche fortunose che gli permetteranno di raggiungere il proprio fine. La sorte gioca un ruolo fondamentale in un mondo di puri fatti senza principi, e l'abilità del sovrano sarà nel coglierla al volo al momento più opportuno, in modo da prevenire le mosse dei suoi nemici.

Per Macchiavelli, in politica l'apparenza equivale alla sostanza. Cosa significa? Significa che ogni intenzione personale può legittimamente essere mascherata ed equivalere così alla sostanza dell'atto che vuole realizzare. L'uomo è naturalmente un traditore, i complotti di palazzo sono all'ordine del giorno, cosa, meglio di un complotto, può rappresentare questa teoria? Se la politica è autonoma da qualsiasi morale, intenzioni e sostanza si fondono nella realizzazione degli eventi che si succedono negli atti e non nelle intenzioni.

Oggi, per certe circostanze, pensavo a questo.... interessante no? voi che ne dite?

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