Essere uno straniero povero e voler affittare un appartamento in Islanda
I malvagi in questa storia sono da una parte lo Stato che non assegna le case popolari e dall'altra, ancora più malvagi, i proprietari di appartamenti che sono sempre piuttosto contrari a concedere in locazione immobili a persone "dell’est dell’Europa" o dell’Asia.
Se per chi non ha soldi, o li ha investiti in borsa, o in Mercedes, o in fondi esteri la questione è trascurabile, per chi ha come seconda entrata i soldi di alcuni affitti è una questione fondamentale.
Ma queste persone "dell’est dell’Europa" o filippini o tailandesi in sè non sono la causa della svalutazione dell'immobile. Chi causa la svalutazione sono gli stessi islandesi che non vogliono più vivere vicino agli stranieri più poveri. L'immobile allora cala di valore. E per quanto non sia giusto voler speculare sulla proprietà, non è nemmeno giusto che a rimetterci siano chi ha appartamenti per investimento.
Vogliamo non essere ipocriti e cinici? E' tutto vero. Ma non sempre. Non in tutti i casi, ma capita. Sono persone con usi diversi. Persone più povere e quindi disagiate.
Un po' come in Italia con i “terrroni” di una volta, con i loro usi e costumi, le loro fritture, le loro forti cadenze che erano ghettizzati nel nord a seguito dell'immigrazione interna.
Allora chi deve farsi carico del problema culturale, delle usanze diverse e del razzismo che fa abbassare il valore di palazzi abitati da stranieri che vengono a fare i lavori che gli islandesi non vogliono più fare?
Dovrebbe essere lo Stato, non è compito del privato, ma è una questione del sistema. Perchè il problema della casa non è solo di chi non parla o parla male l’islandese. Ma riguarda qualunque persona, anche islandese, che sia semplicemente povera. Un uomo con due o tre figli e una moglie che prende in mano 120.000 Corone al mese, pensate che possa permettersi un appartamento di cinque stanze in un paese costoso come l’Islanda?
La situazione è difficile. Io non ho idea di come risolverla. Ma è giusto che ci siano pari diritti per tutti.